La cosa che mi preme rimarcare è che la condizione
naturale, inconscia dell'essere umano coincide perfettamente con quanto viene
insegnato quando si spiega la postura di Hamni.
Interviene, quindi, una condizione innaturale, o forzata,
nell'esatto momento in cui la posizione faccia a faccia viene interpretata come
un confronto o una sfida.
Ancora una volta: la posizione è comportamento e la
nostra intenzione si rivela immediatamente attraverso i messaggi non verbali
che il nostro corpo comunica.
Un'altra notazione interessante deriva dallo studio
delle diadi e dei gruppi. Per diade si intende una unità relazionale composta
da due individui in conformità allo spazio che li circonda. Più semplicemente,
quando si studia una diade si pone l'attenzione sui comportamenti che due
persone intraprendono in relazione al loro rapporto ed al rapporto con lo
spazio circostante. Questa è la dinamica standard di tale incontro, così come
si è determinata dall'osservazione scientifica di centinaia di casi: due persone
si riconoscono a distanza e si scambiano un saluto, poi camminano l'una verso
l’altra. Ad una distanza interpersonale consueta si
fermano, si salutano di nuovo e assumono posizioni frontale ma non di
fronteggiamento (Kendon e Ferber, 1970).
In alcuni casi la distanza si accorcia per
stringersi la mano e abbracciarsi ma poi i due si porranno ad una distanza che
si inserisce in una di due zone principali (Hall, La dimensione nascosta,pp.l52-172
dove approfondisce l’argomento inserendo altre due zone: la distanza sociale e la
distanza pubblica che per brevità trascureremo).
a)Distanza informale o intima: normalmente
inferiore a un metro e venti entro la portata tattile.
b)Distanza formale: da un metro e venti a due metri
circa, ossia fuori della portata tattile.
La dinamica ricalca in modo straordinario ciò che
accade quando due praticanti si accingono a lavorare insieme, Si guardano
(riconoscimento reciproco) si salutano, si avvicinano, si salutano di nuovo e
assumono la posizione di Hamni. Tale dinamica è ancora più evidente nello
studio tradizionale delle armi (particolamiente nelle scuole di spada) dove il
saluto è ritualizzato e si scandisce in forme e modi molto simili a quelle
descritte dall’osservazione scientifica.
Se il rapporto è esclusivo tra due persone e ha una sufficiente intimità (parenti, amici
etc) i partecipanti assumeranno una posizione frontale (sempre non di
fronteggiamento quindi non totalmente frontale). Se, al contrario, sono
soltanto conoscenti o non sono coinvolti in un rapporto esclusivo, si porranno
secondo un certo angolo, fino a 90 gradi di divergenza dalla posizione frontale.
Superfluo a questo punto dire che la posizione di ricalca perfettamente l'attitudine naturale e
inconscia che si determina quando si è di fronte a sconosciuti o la transazione
coinvolge più di due partecipanti (l'Aikido è dichiaratamente pensato per
lavorare su più fronti e con più uke contemporaneamente).
Ogni subunità di cui è composta la posizione hanmi
completa e bilancia il messaggio non verbale. La testa ed il busto eretti e
sostenuti dalla colonna vertebrale esprimono un'attitudine non remissiva, priva
di sottomissione all'altro. Lo sguardo, concentrato nell'area guancia spalla,
oltre a permettere un’immediata identificazione dei movimenti attraverso l'uso
della visione periferica, non induce alla lotta e non attiva reazioni
psicologiche di aggressività. Le spalle centrate e rilassate non esprimono
stati emotivi di paura o difesa, stati che possono autorizzare l'altro
all'aggressione.
L'orientamento a 45 gradi del corpo determina
immediatamente l'uso dello spazio informale (maggiore di un metro e venti) e
induce l'altro a mantenerlo. Inoltre comunica l’apertura verso altre transazioni
(comunica quindi all’altro: “tu sei il mio oggetto elettivo ma non esclusivo di
attenzione “).
La posizione delle mani, al margine inferiore del
campo visivo periferico dell'altro, non costituisce una barriera psicologica,
non esprime aggressività e non invita al conflitto (circa il gestire con le mani
e i messaggi simbolici diremo oltre).
La direzione del piede avanzato mantiene l’orientamento
della transazione verso il partecipante alla relazione che sta immediatamente
davanti, aprendo leggermente verso
l’esterno, sia per non vincolare l'anca,
sia per suggerire uno spazio più ampio e meno direzionato e quindi meno
aggressivo. Il busto o la testa possono liberamente orientarsi verso altri partecipanti
all’incontro.
Questa possibilità viene naturalmente ed inconsciamente
utilizzata nel comportamento umano durante tutte le relazioni.
L'osservazione scientifica ha mostrato che la
posizione del corpo può organizzare più orientamenti simultanei per determinare
gerarchie complesse di relazioni.
A tale proposito Sheflen scrive: "una persona
che parla si porrà e orienterà il proprio corpo verso un’altra persona o
qualche gruppo e mentre conserva questo orientamento corporeo basilare può
impiegare la testa, gli occhi e
la parola in una sequenza di unità puntuali e
lessicali. Può usare la parte superiore del corpo nell'esecuzione di un compito
oppure può semplicemente orientare le gambe e/o la parte superiore del corpo
verso qualche persona o sottogruppo mentre muove la testa da un ascoltatore ad
un altro."
Ciascuna subunità, all'intemo di una posizione di
base, può autonomamente orientare l'intenzione di comunicare o aprire una
comunicazione, permettendo di mantenere una serie complessa di rapporti.
Tale serie è, inoltre, gerarchicamente
organizzabile: a seconda della distanza a cui si trova il partecipante che si
vuole coinvolgere nel rapporto e del grado di coinvolgimento, in modo inconscio
e naturale si utilizzeranno determinate subunità (testa, occhi, mani,etc.)
Ne deriva che Hanmi è la posizione naturale ed
istintiva che assumiamo quando ci troviamo in una relazione faccia a faccia con
un altro di cui non conosciamo le intenzioni, ma verso il quale non nutriamo
sentimenti di paura o di aggressività. È, inoltre, una condizione di totale
apertura anche verso altri partecipanti, di parità e rispetto, essendo priva di
input aggressivi o di autorizzazioni all'aggressione.
Scheflen scrive: “Il rapporto faccia a faccia indica
e limita i tipi di attività umana che possono avverarsi e i rapporti di
postura, orientamento e distanza indicano il coinvolgimento, l’intimità e il tipo
di associazione dei partecipanti” (Scheflen, Il linguaggio del comportamento,
p.59).
In linea con ciò, e come elemento aggiuntivo di
complessità relazionale, l'Aikido forza i partecipanti a violare lo spazio intimo
attraverso il contatto fisico, afferrando il polso, la spalla, il gomito dell’altro.
Questa “violazione” dello spazio intimo e privato, insieme al contatto fisico,
causa reazioni psicologicamente rilevanti.
Su tali reazioni, sulla loro consapevolezza e
gestione, si gioca la partita tra la possibilità di incontrare l’altro e quella
di iniziare uno scontro. Per permettere l’incontro è necessario aver coltivato
uno spazio di pace ben prima che la violazione dello spazio fisico avvenga. (Vedi
ol mio articolo su Shisei, Kamae e Kokyu)
Paolo Narciso
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