sabato 28 marzo 2015

INCONTRI, DISTANZE, SALUTI E POSIZIONE: SOLO UNA QUESTIONE DI ETICHETTA? FORSE NO…

La cosa che mi preme rimarcare è che la condizione naturale, inconscia dell'essere umano coincide perfettamente con quanto viene insegnato quando si spiega la postura di Hamni.
Interviene, quindi, una condizione innaturale, o forzata, nell'esatto momento in cui la posizione faccia a faccia viene interpretata come un confronto o una sfida.

Ancora una volta: la posizione è comportamento e la nostra intenzione si rivela immediatamente attraverso i messaggi non verbali che il nostro corpo comunica.

Un'altra notazione interessante deriva dallo studio delle diadi e dei gruppi. Per diade si intende una unità relazionale composta da due individui in conformità allo spazio che li circonda. Più semplicemente, quando si studia una diade si pone l'attenzione sui comportamenti che due persone intraprendono in relazione al loro rapporto ed al rapporto con lo spazio circostante. Questa è la dinamica standard di tale incontro, così come si è determinata dall'osservazione scientifica di centinaia di casi: due persone si riconoscono a distanza e si scambiano un saluto, poi camminano l'una verso
l’altra. Ad una distanza interpersonale consueta si fermano, si salutano di nuovo e assumono posizioni frontale ma non di fronteggiamento (Kendon e Ferber, 1970).

In alcuni casi la distanza si accorcia per stringersi la mano e abbracciarsi ma poi i due si porranno ad una distanza che si inserisce in una di due zone principali (Hall, La dimensione nascosta,pp.l52-172 dove approfondisce l’argomento inserendo altre due zone: la distanza sociale e la distanza pubblica che per brevità trascureremo).

a)Distanza informale o intima: normalmente inferiore a un metro e venti entro la portata tattile.

b)Distanza formale: da un metro e venti a due metri circa, ossia fuori della portata tattile.

La dinamica ricalca in modo straordinario ciò che accade quando due praticanti si accingono a lavorare insieme, Si guardano (riconoscimento reciproco) si salutano, si avvicinano, si salutano di nuovo e assumono la posizione di Hamni. Tale dinamica è ancora più evidente nello studio tradizionale delle armi (particolamiente nelle scuole di spada) dove il saluto è ritualizzato e si scandisce in forme e modi molto simili a quelle descritte dall’osservazione scientifica.
Se il rapporto è esclusivo tra due persone e  ha una sufficiente intimità (parenti, amici etc) i partecipanti assumeranno una posizione frontale (sempre non di fronteggiamento quindi non totalmente frontale). Se, al contrario, sono soltanto conoscenti o non sono coinvolti in un rapporto esclusivo, si porranno secondo un certo angolo, fino a 90 gradi di divergenza dalla posizione frontale. Superfluo a questo punto dire che la posizione di  ricalca perfettamente l'attitudine naturale e inconscia che si determina quando si è di fronte a sconosciuti o la transazione coinvolge più di due partecipanti (l'Aikido è dichiaratamente pensato per lavorare su più fronti e con più uke contemporaneamente).

Ogni subunità di cui è composta la posizione hanmi completa e bilancia il messaggio non verbale. La testa ed il busto eretti e sostenuti dalla colonna vertebrale esprimono un'attitudine non remissiva, priva di sottomissione all'altro. Lo sguardo, concentrato nell'area guancia spalla, oltre a permettere un’immediata identificazione dei movimenti attraverso l'uso della visione periferica, non induce alla lotta e non attiva reazioni psicologiche di aggressività. Le spalle centrate e rilassate non esprimono stati emotivi di paura o difesa, stati che possono autorizzare l'altro all'aggressione.
L'orientamento a 45 gradi del corpo determina immediatamente l'uso dello spazio informale (maggiore di un metro e venti) e induce l'altro a mantenerlo. Inoltre comunica l’apertura verso altre transazioni (comunica quindi all’altro: “tu sei il mio oggetto elettivo ma non esclusivo di attenzione “).
La posizione delle mani, al margine inferiore del campo visivo periferico dell'altro, non costituisce una barriera psicologica, non esprime aggressività e non invita al conflitto (circa il gestire con le mani e i messaggi simbolici diremo oltre).
La direzione del piede avanzato mantiene l’orientamento della transazione verso il partecipante alla relazione che sta immediatamente davanti,  aprendo leggermente verso l’esterno,  sia per non vincolare l'anca, sia per suggerire uno spazio più ampio e meno direzionato e quindi meno aggressivo. Il busto o la testa possono liberamente orientarsi verso altri partecipanti all’incontro.

Questa possibilità viene naturalmente ed inconsciamente utilizzata nel comportamento umano durante tutte le relazioni.

L'osservazione scientifica ha mostrato che la posizione del corpo può organizzare più orientamenti simultanei per determinare gerarchie complesse di relazioni.
A tale proposito Sheflen scrive: "una persona che parla si porrà e orienterà il proprio corpo verso un’altra persona o qualche gruppo e mentre conserva questo orientamento corporeo basilare può impiegare la testa, gli occhi e
la parola in una sequenza di unità puntuali e lessicali. Può usare la parte superiore del corpo nell'esecuzione di un compito oppure può semplicemente orientare le gambe e/o la parte superiore del corpo verso qualche persona o sottogruppo mentre muove la testa da un ascoltatore ad un altro."

Ciascuna subunità, all'intemo di una posizione di base, può autonomamente orientare l'intenzione di comunicare o aprire una comunicazione, permettendo di mantenere una serie complessa di rapporti.
Tale serie è, inoltre, gerarchicamente organizzabile: a seconda della distanza a cui si trova il partecipante che si vuole coinvolgere nel rapporto e del grado di coinvolgimento, in modo inconscio e naturale si utilizzeranno determinate subunità (testa, occhi, mani,etc.)

Ne deriva che Hanmi è la posizione naturale ed istintiva che assumiamo quando ci troviamo in una relazione faccia a faccia con un altro di cui non conosciamo le intenzioni, ma verso il quale non nutriamo sentimenti di paura o di aggressività. È, inoltre, una condizione di totale apertura anche verso altri partecipanti, di parità e rispetto, essendo priva di input aggressivi o di autorizzazioni all'aggressione.

Scheflen scrive: “Il rapporto faccia a faccia indica e limita i tipi di attività umana che possono avverarsi e i rapporti di postura, orientamento e distanza indicano il coinvolgimento, l’intimità e il tipo di associazione dei partecipanti” (Scheflen, Il linguaggio del comportamento, p.59).

In linea con ciò, e come elemento aggiuntivo di complessità relazionale, l'Aikido forza i partecipanti a violare lo spazio intimo attraverso il contatto fisico, afferrando il polso, la spalla, il gomito dell’altro. Questa “violazione” dello spazio intimo e privato, insieme al contatto fisico, causa reazioni psicologicamente rilevanti.

Su tali reazioni, sulla loro consapevolezza e gestione, si gioca la partita tra la possibilità di incontrare l’altro e quella di iniziare uno scontro. Per permettere l’incontro è necessario aver coltivato uno spazio di pace ben prima che la violazione dello spazio fisico avvenga. (Vedi ol mio articolo su Shisei, Kamae e Kokyu)


Paolo Narciso

Nessun commento:

Posta un commento